Le riserve naturali nella provincia di Palermo

Bosco della Favara

Questo polmone verde in provincia di Palermo costituisce un bosco dalle notevoli emergenze vegetazionali. Le aree più marginali, rivestitre di ampelodesma, ferula mediterranea e asfodelo mediterraneo, quindi troviamo ginestre, cisto, prugnoli e biancospini. Uno degli aspetti salienti è dato dalle sugherete.

Per quanto attiene alla fauna, il bosco della Favara ospita il codibugnolo di Sicilia (un passero scoperto a Ficuzza nel 1900 da J. Whitaker), le cince, merli e usignoli upupe, ghiandaie e picchi rossi, colombacci, parvieri.

Bosco della Ficuzza

L'esatta denominazione è: Riserva naturale orientata Bosco di Ficuzza, Rocca Busambra, Bosco del cappelliere e Gorgo del Drago, fra le più caratteristiche riserve naturali siciliane.

L'area di caccia, e la relativa Casina reale, furono volute da Ferdinando III di Borbone nel XIX secolo quale residenza di caccia ai cervi, ai tempi numerosi fra le rocche che guardano a Monreale e Godrano.

L'area di Ficuzza offre un insieme di habitat tanto diversi da poter annoverare oltre mille diverse specie vegetali e quasi la totalità degli animali presenti in Sicilia.

La vasta estenzione coincide con climi anche molto diversi, da qui la differenziazione della presenza delle specie. Sentieri natura attrezzati conducono a boschi di lecci, querce, roverelle e sugherete, cerri. Per gli aspetti faunistici, in maniera abbastanza rapida, diciamo che qui trovano ideale riparo gli ultimi gatti selvatici - qualche esemplare è ancora presente sull‘Etna- e donnole, ricci, volpi. Sono purtoppo scomparsi i grandi mammiferi, come ad esempio i lupi.

Fra i luoghi di maggiore interesse: Gorgo Lungo, gorgo tondo e la peschiera del re, la Gola del drago, la grotta del Romito, l'Acqua ammucciata (nascosta), il Fanuso e la Capreria. Infine, all'interno della Riserva opera, in sinergia con la Lipu, un centro recupero fauna selvatica con sala didattica.

Capo Gallo

La riserva deve il nome al Monte Gallo, rilievo carbonatico, formatosi in più fasi 250 milioni di anni or sono. Questa montagna carsica è arricchita da una serie di emergenze geologiche: la Fossa del Gallo, la Grotta Perciata,la Grotta dei Caprari, quella delle Vitelle, la Grotta Regina e la Grotta Caramula, la grotta Impisu. Recenti tracce testimoniano in passato la presenza di gradi animali del Quaternario, come il cervo e l’ippopotamo.

Di estremo interesse anche le testimonianze umane all'interno della della Grotta Regina: tracce di figure umane e animali, di probabile epoca punica e forse anche precedenti. I fondali della grotta dell’Olio, ospitano il relitto di una nave cartaginese. In una grotta di Monte Gallo, è stato rinvenuto lo scheletro di un elefante nano del Quaternario, vissuto 230000 anni fa.

Lentisco, il finocchio di mare e le diverse specie di Limonium, costituiscono il paesaggio cegetale tipicamente mediterraneo.

L'unico grande mammifero presente è la volpe, significativa la presenza del rospo smeraldino.

La Riserva di Capogallo costituisce certamente un unicuum con la riserva marina di Isola delle Femmine. Sul fondale sabbioso, vive la posidonia, sulla Secca della Barra si trova il corallo, a circa 65 metri di profondità.

Monte Carcaci

Fra Prizzi, Castronovo di Sicilia, questa vetta, alta 1200 metri, di tipo calcareo-carbonatico, presenta un ampio spettro vegetazionale. La tipica macchia mediterranea, ad arbusti, è habitat ideale per il picchio rosso maggiore.

Una delle caratteristiche della riserva è la presenza di un piccolo mammifero, l'arvicola di Savi, un po' talpa, un po' criceto. Vive nel sottosuolo, ma esce spesso a rosicchiare i carciofi! La Riserva è nata nel 1997, ed è gestita dal Demanio Foreste.

La vegetazione è composta da stracciabraghe, pungitopo ed asparago spinoso. È però sul versante nord occidentale che i boschi di leccio e roverella offrono al visitatore tutta la loro frescura. L'altra cima della riserva è Pizzo Colobria. Nella riserva è presente anche un'area umida, il laghetto stagionale di Marcato delle Lavanche.

Monte Genuardo

Fra Giuliana, Sambuca e Contessa Entellina, nelle contrade del vino, lungo le dolci pendici dei Sicani, questa riserva, nata nel 1997, offre numerose attrattive per il visitatore.

Questi monti di origine carbonatica, dell'Era secondaria, sono stati protagonisti di movimenti franosi ed azioni di erosione. Ne sono nate delle rocce impervie, persino con componenti laviche, su cui si è impiantata autonomamente una foresta mediterranea composta da lecci, roverelle, aceri.

Il sottobosco è ricco di rose selvatiche, asfodelo, arbusti mediterranei. Verso Bosco del Pomo, alcune aree umide sono originate da due freddi torrentelli. Vi si trova anche un centro visite attrezzato con sentieri dedicati all’educazione ambientale.

L'area è stata istituita anche per tutelare il sito archeologico di Adrenon, antico abitato di origine punica. Da visitare anche la splendida abbazia di Santa Maria del Bosco.

San Calogero

Il sistema montuoso del San Calògero rappresenta una sorta di anello fra la Conca d'oro e le Madonie. Fra Termini Imerese, Caccamo e Sciara, questo massiccio, ben individuabile a distanza, si presenta dai fianchi ammantati di lecci e macchia mediterranea. Nel corso dei secoli le azioni subvulcaniche ne hanno modificato l'aspetto.

Di fatto, è il prodotto delle forze tettoniche subterrestri. Luogo di studio da parte di molti geologi, il San Calogero viene citato spesso per le caratteristiche di Poggio Balate, dove dalle rocce emergono correnti idrotermali di fluorite, che originano minerali particolarissimi.

Luogo ideale per i grandi rapaci: fra le fessure di queste rocce di era mesozoica troviamo il falco pellegrino e la poiana, che trovano nido ideale fantastico per il birdwatching. L’ente gestore, l’Azienda Foreste demaniali, ha da tempo avviato un percorso di educazione ambientale dedicato alle scuole.

Punta Cane, Trigna e Mazzamuto

Rappresenta quanto rimane oggi dell’antico bosco di Termini, una foresta di cui oggi sopravvive ben poco. Ben ambientati rapaci e mammiferi.

Rocce calcaree e pareti silicee si alternano con intrusioni di rocce vulcaniche. Le emergenze speleologiche riguardano alcune grotte molto particolari: grotta Brigli e grotta del Leone, grotta Mazzamuto infatti, ospitano specie vegetali rare.

I boschi naturali di leccio, quercia e sughere lasciano spazio, ai loro piedi, ad un fitto sottobosco di erica, ginestra e citiso in cui si annidano una moltitudine di piccoli mammiferi. Conigli e donnole, ma soprattutto la più numerosa popolazione siciliana di coniglio appenninico.

Serre della Pizzuta

Dalla Piana degli Albanesi si ergono maestose alcune rocce carbonatiche di epoca antichissima, oggi rivestite di ampie foreste: sono le serre della Pizzuta.

La Riserva offre al visitatore alcune grotte interessanti, quali la grotta dello Zubbione, e del Garrone (o dei Ladroni) ampi antri in cui tutt'oggi, grazie alle particolari condizioni climatiche, vivono alcune rarissime felci, la lingua cervina e la scolopendria.

Le grotte offrono rifugio ad un pipistrello raro, il ferro di cavallo maggiore.

Le pendici delle Serre sono abitate da mammiferi quali volpi e conigli, e da alcuni grandi rapaci notturni e diurni, come l'aquila del Bonelli, il falco pellegrino, e l'aquila reale. È stata in passato, insieme ad Alcara Li Fusi, uno dei luoghi privilegiati del grifone.

Isola di Ustica

L'isola di Ustica Ben distinta dall'area marina protetta, costituisce un ambiente straordinario per suggestione e varietà.

La presenza di una serie di rilevanti elementi ha portato, nel 1997, alla istituzione della riserva, affidata in gestione alla Provincia regionale di Palermo.

La flora annovera oltre 500 specie tipiche. Per la sua posizione strategica, l'isola è luogo di sosta di almeno un paio di centinaia di specie di migratori. L’isola, di natura vulcanica, nata oltre mezzo milione di anni or sono, ed abitata da quasi 4 mila anni, è centro turistico rinomato, ma anche un fertile terreno per coltivazioni di pregio.

Bagni di Cefalà Diana

Il rilievo montuoso, che giunge sino ai 670 metri, è di origine carbonatica e calcarea dolomitica, dei due versanti, quello meridionale è più praticabile, caratterizzato da macchia mediterranea. Nell'area sono state rinvenute significative tracce che testimoniano la presenza dell'uomo sin dalla preistoria. Una delle emergenze più rilevanti è l'edificio dei bagni di Cefalà, la cui origine è da mettere in collegamento con l'esistenza di una serie di condotti di acque termali ad alta temperatura.

Vi si trovano volpi, conigli e ricci. Per l'avifauna, la cappellaccia, lo strilozzo, il gheppio, ed il lanario, raro falcone. La gestione è affidata alla provincia regionale di Palermo.

Caporama

Caporama rappresenta una linea di collegamento del litorale palermitano, in passato protetto da un sistema difensivo fatto di torri di avvistamento, sentieri di cavallari, postazioni di osservazione. Di questa epoca è appunto la torre quattrocentesca che si erge a breve distanza da Terrasini.

Una forte antropizzazione a ridosso della riserva non ha comunque compromesso l’area naturalistica, caratterizzata da forme carsiche delle rocce calcaree di età mesozoica e carbonatiche, su cui crescono piante come l’euforbia, i rovi, l’efedra , ma soprattutto la palma nana, vera caratteristica della Riserva, con cui in passato si realizzavano oggetti artigianali di uso comune quali scope e cappelli.

La costa, dalle rocce ricche di fossili, è a falesia, con grotte nate dall'erosione marina e della dissoluzione carsica. Terminata l'escursione presso la Riserva, i visitatori potranno recarsi al Museo di Scienze Naturali di Terrasini, che ospita numerose e importanti collezioni botaniche, zoologiche, geologiche e paleontologiche.

Grotta Conza

Caratterizzata dalla presenza di una grotta di origine carsica formatasi al contatto tra i terreni carbonatici mesozoici (circa 200 milioni di anni fa) ed i depositi argillosi, l’ingresso si apre a circa 200 metri di quota sul versante nord-orientale di Pizzo Manolfo (Palermo).

La riserva presenta oggi una superficie di circa 12 ettari, di cui 1 ricadente in zona A. Per il 35 % ricade nel demanio dell’Azienda Foreste, che vi ha impiantato pini, cipressi ed eucalipti. La parte rimanente, di proprietà privata, presenta un uliveto e un mandorleto abbandonati, diverse specie vegetali quali il Carrubo, il Frassino, l’Olivastro e diverse specie arbustive quali il Timo, l’Alaterno, il Lentisco, l’Euforbia e la Palma nana. Diverse le specie animali presenti, tra cui una colonia di chirotteri e numerosi rapaci diurni e notturni.

La Grotta Conza è nota per il rinvenimento al suo interno di industrie litiche paleolitiche e neolitiche e di resti di mammalofaune pleistoceniche. Studi recenti bio-speleologici hanno confermato il notevolissimo interesse scientifico per la presenza di 6 specie di straordinaria importanza, tutte endemiche di Sicilia, e 3 addirittura esclusive di questa cavità.

Grotta di Carburangeli

L'area è tutelata per il suo valore speleologico e naturalistico, la cavità si trova in formazioni carbonatiche del Quaternario, scavate dall'erosione marina e vi si accede da tre diverse aperture. Carburangeli è una grotta che si sviluppa nel sottosuolo in orizzontale per circa 400 m, stalattiti e stlagmiti si alternano.

È abitata da pipistrelli, insetti, crostacei, ragni, millepiedi e molluschi ma è importante anche per la presenza di una serie di gallerie e passaggi sotterranei naturali. Vi sono stati rinvenuti numerosi resti fossili di animali che un tempo popolavano la Sicilia, ma anche oggetti usati dall’uomo preistorico del Paleolitico superiore e l’età del Bronzo, come testimonia un disegno a carbonce che rappresenta, uno stregone.

Grotta di Entella

Con un minimo di dotazione speleologica, ci si può addentrare in una magia di stalagmiti e gessi lavorati.

Accanto ad un rilevante patrimonio faunistico e vegetazionale, caratterizzato dallo spettro della macchia mediterranea e dai più comuni esemplari di piccoli mammiferi reperibili in Sicilia, la Riserva offre ead un visitatore in cerca di aspetti culturali di rilievo anche la possibilità di visitare il sito archeologico di Entella.

Isola delle Femmine

L’isolotto è di dimensioni modeste, e disabitato, l’unica traccia umana è la caratteristica torre che guarda l’altra fortificazione, la torre in terra, posta sul promontorio di Isola delle Femmine, a ridosso del Porto. Vi sverna un buon numero di migratori, e sono presenti alcuni rapaci.

I fondali sono ricchi di ittiofauna, polpi ed invertebrati, in pieno inverno si consigliano le escursioni subacquee. Il paese è molto caratteristico, una passeggiata al mattino presto svelerà un vivace mercato del pesce all’attracco del porticciolo.

Monte Pellegrino

La Riserva ha un elevatissima biodiversità vegetazionale fra i quali figura un cospicuo contingente rappresentativo dell’endemismo siciliano.

Rilevante la comunità micologica, una delle più ricche d’Italia, con diverse migliaia di specie. Tantissime le specie eduli dal comune prataiolo agli squisiti funghi di ferula ed alcune specie pregiate di Boleti, ma anche funghi di grande interesse scientifico, come la coppa di venere.

Le differenti tipologie vegetazionali riscontrate non potevano non influire sulla varietà delle comunità faunistiche tipici della macchia mediterranea, sia del Parco che del Monte.
Ma le specie più interessanti sono sicuramente quelle legate alle pareti rocciose che ospitano rapaci diurni di particolare interesse, come la Poiana, il Gheppio, e il Falco pellegrino e rapaci notturni come il Barbagianni e l’Allocco.

A chiudere idealmente la conca d’oro, Monte Pellegrino è anche una passeggiata di aria pura, fresca e profumata a due passi dal caos cittadino. Sia che ci si inerpichi verso il santuario di Santa Rosalia, sia che ci si incammini per uno dei tanti sentieri sulla splendida veduta su Mondello, la riserva ci stupirà per il suo modo diretto di parlare ai sensi.

Serre Ciminna

Situate nell’omonimo comune, le Serre hanno catturato l'attenzione dei geologi per il loro notevole valore geo-morfologico, e per i fenomeni carsici che presentano. Si tratta infatti di una formazione roccioso-evaporitica del Miocene superiore, cioè di 6 milioni di anni addietro. Le rocce sono un susseguirsi di doline ed inghiottitoi, su cui una flora spontanea si è man mano adattata.

Vi troviamo infatti la Scilla marina, il trifoglio, l'asfodelo, la ferula, l'olivastro, il sommacco, la ginestra, miste a euforbia e violaciocca. Per i grandi rapaci, troviamo la poiana, in gheppio, il falco lanario, il passero solitario, oltre che il capovaccaio, che qui nidifica. Istrici e volpi completano il quadro.

Grotta Molara

La Riserva naturale orientata di Grotta Molara riveste notevole importanza sotto il profilo paleontologico, come confermano i recenti rinvenimenti di due sepolture di era mesolitica.

Accanto alla creazione di un rapporto basato sulla fiducia reciproca e sul reciproco rispetto con gli abitanti del territorio, l'ente gestore lavorerà ad una serie di interventi infrastrutturali che, insieme all'avvio di una interessante serie di studi scientifici, anche a carattere ornitologico e faunistico, e con l'ufficiale apertura al pubblico, permetteranno al grande pubblico di conoscere ed apprezzare questa nuova riserva.

Grotta dei Puntali

Un vero e proprio scrigno contenente testimonianze paleontologiche ed archeologiche oltre a numerose peculiarità faunistiche (invertebrati cavernicoli e chirotteri) altrove raramente riscontrabili.

I reperti raccolti fin dall'800 sono oggi custoditi presso il Museo Archeologico "A. Salinas" ed il Museo di Geologia "Gaetano Giorgio Gemmellaro" dell'Università di Palermo.

Inoltre Palazzo d'Aumale, sede del Museo Regionale di Storia Naturale e mostra permanente del carretto siciliano di Terrasini, conserva, tra i beni acquisiti al suo patrimonio, anche quelli relativi alla collezione geo-paleontologica del naturalista Teodosio De Stefani (1909-1978); questi contengono numerosi reperti di vertebrati fossili continentali e preistorici raccolti dall'eclettico naturalista nella cavità.

Dal punto di vista più strettamente naturalistico, il sito rappresenta un importante stazione per la sopravvivenza di una colonia polispecifica di chirotteri, annoverata nella direttiva 92/43 della CEE delle specie di interesse comunitario (in pericolo di estinzione).

Si tratta di una cavità a sviluppo prevalentemente orizzontale, di circa 110 metri di lunghezza e 15 metri di larghezza, impostata su due livelli differenti collegati da pozzi non molto profondi.

All'esterno della cavità sono ben visibili due solchi di battente, che testimoniano un'antica presenza del mare, mentre all'interno i segni delle ingressioni marine sono meno evidenti e prendono, invece, campo quelli dovuti ad un'intensa attività carsica.

Il piano di calpestio della grotta è costituito da un deposito grigio brunastro interessato, in alcuni punti, da fessurazioni di disseccamento contornate da efflorescenze biancastre. Le pareti e le volte sono ricoperte da una fitta rete di vermiculazioni argillose note come "pelle di leopardo". A circa 30m dall'ingresso la cavità presenta un deposito di colore bruno giallastro, contenente frammenti di zanne di elefante. Essa rappresenta quanto resta dell'originario orizzonte ossifero dopo gli scavi, rimasti inediti, effettuati dal Prof. Gaetano Giorgio Gemellaro fra il 1868 ed il 1870.

Verso l'interno la grotta si restringe, diventa più tortuosa, adorna di concrezioni carbonatiche e presenta varie forme di erosione, quali incisioni subcircolari (scallops) ed un reticolo di cunicoli raccordati da pozzetti poco profondi, a testimonianza di un antico regime freatico di notevole entità.

La grotta nota come si è detto per aver restituito numerosi resti fossili appartenenti ad una fauna continentale pleistocenica è ancora oggi di grande interesse per la ricerca scientifica; inoltre la cavità è stata oggetto di studio per il contenuto paleontologico, documentato da rinvenimenti che vanno dal paleolitico superiore all'età del bronzo.