Le rovine di Mozia

Mozia è un sito siciliano situato sull'isola di San Pantaleo in cui si può arrivare imbarcandosi da Marsala.

Le rovine della città fenicia di Motya, uniche nel loro genere, occupano infatti tutta l’isola e sono raggiungibili facilmente con una comoda passeggiata. Una volta arrivati alle rovine è possibile fare il giro dell’isola in un’ora circa.

Cosa vedere

Museo Whitaker

Lungo il sentiero che sale verso le rovine si incontra la casa di Joseph Whitaker, un tempo abitazione privata ed ora trasformata in museo davanti al quale è collocato un aristocratico busto del suo fondatore Giuseppe Whitaker. Il museo ospita alcuni reperti scavati sull’isola, le fresche sale ospitano una bellissima collezione di monili, punte di frecce, figurine di terracotta e manufatti domestici risalenti al VIII secolo a.C.

Vanto del museo è la magnifica scultura marmorea, del V secolo a.C., il Giovanetto di Mozia, raffigurante un giovane uomo in posa sensuale e disinvolto con una tunica che aderisce al corpo mettendo in mostra l’atletica struttura muscolare.

Le rovine

le rovine del sito iniziano immediatamente fuori dal museo. Di fronte a 100 m sulla sinistra s’incontra la Casa dei Mosaici, una casa greca su fondamenta fenice, costituita da due abitazioni contenenti sbiaditi mosaici pavimentali in bianco e nero realizzati con ciottoli di mare. Continuando lungo il sentiero si supera la porta sud, una delle principali, risalente al V secolo a.C., interessante per i resti della merlatura, e si arriva al cothon, un piccolo bacino di carenaggio artificiale costruito lungo le mura della città antica.

La porta nord, un tempo imponente e adesso ridotta a un cumulo di gradini e muri in rovina, segnava l’inizio di una strada rialzata costruita dai fenici nel VI secolo a.C. che collegava l’isola alla terraferma, la strada oggi è sommersa dalle acque.

A sinistra della porta, lungo la riva, si trovano la necropoli e il Tophet, un santuario fenicio-punico. Il santuario ha restituito numerose urne contenenti le ceneri di animali sacrificati agli dei fenici. A poca distanza dalla porta verso l’interno dell’isola si incontra il sito di Capidazzu, con le fondamenta di un vasto edificio, probabilmente un tempio, mentre tra la porta e Capidazzu si stende un quartiere industriale punico che era dedicato alla produzione di vasellame ceramiche ed è qui che è stata portata alla luce la statua del Giovanetto di Mozia.

Le saline e il museo del sale

Nelle secche fra Trapani e Marsala scintilla una serie di saline, dalle quali si estrae il sale sin dall’epoca fenicia. In certe ore del giorno, quando la luce cambia le saline assumono una tonalità rosa, mentre in lontananza si profila Marettimo avvolta dalla foschia. Uno dei tre mulini sulla terraferma di fronte Marettimo si è trasformato in un museo del sale, la Saline Ettore e Infersa dove si possono trovare prodotti alimentari e artigianali locali o seguire il processo di estrazione del sale.