lampedusa spiaggia dei conigli

Le riserve naturali nella provincia di Agrigento

Lampedusa

La spiaggia dei Conigli a Lampedusa è forse il luogo più famoso per i turisti naturalisti: un ambiente incontaminato scandito dalla spiaggia di sabbia bianca e finissima.

L'isola un tempo era rivestita di boschi ed è stata dichiarata riserva naturale orientata nel 1996 ed affidata a Legambiente. Siamo in presenza di un territorio ad alta frequentazione turistica. L'area tutelata va da Cala Greca al Vallone dell'Acqua e comprende al suo interno i valloni Cala Galera, Forbice e Profondo. Si tratta di zone a macchia mediterranea che il Corpo Forestale della Regione Sicilia ha inteso recuperare.

Appartenente all’arcipelago delle Pelagie, i suoi 300 ettari offrono tutt’oggi rifugio ad alcuni grandi rapaci, come i falchi pellegrini e falchi della regina, il marangone dal ciuffo è poi una specie esclusiva di Lampedusa. Sulle sue sabbie dunose, oggi trova riparo la tartaruga Caretta Caretta, che ha scelto Lampedusa come sito ideale per la ovodeposizione.

Isola di Lampedusa

Linosa e Lampione

Linosa, più vicina alle coste africane che alla Sicilia, è la seconda isola delle Pelagie, estesa per appena 6 km quadri. La Riserva naturale Isole Pelagie Linosa e Lampione è stata istituita nel 2000, ricade nel comune di Lampedusa e Linosa è gestita dall’Azienda delle Foreste Demaniali.

Costituisce un ambiente particolarissimo, in cui crescono oltre 200 specie vegetali, muschi e licheni, misti a vegetazione rupestre, costituiscono il paesaggio abituale. Narra Ulisse la leggenda secondo cui si tratta dei compagni di Diomede, tramutati in uccelli dopo un naufragio. Nei pomeriggi d'estate, attraversare in barca le acque ricoperte dagli stormi di uccelli fa un certo effetto.

Sullo scoglio disabitato di Lampione, nidifica ancora il falco della regina, mentre sott'acqua si riproducono lo squalo bianco e altre specie di squali pelagici, i suoi fondali lavici nascondono grotte ricche di ittiofauna pregiata, e di alghe variopinte. Cernie regine nuotano indisturbate nei prati di gorgonie, donzelle e scorfani, murene e crostacei sono i veri protagonisti. In superficie, vasti terreni coltivati e case dalle facciate policrome denotano il paesaggio. Da tempo sull'isoletta opera un centro di recupero fauna selvatica, l'Hidrosfera, che si occupa di tartarughe Caretta Caretta, ogni due anni è possibile assistere alla schiusa delle uova.

Isola di Linosa

Foce del Fiume Platani

La "Riserva Naturale Orientata del Fiume Platani", a cavallo fra i Comuni di Ribera e di Cattolica Eraclea (Agrigento), dominata dalla splendida linea di Capo Bianco, gestita dall’Azienda Foreste, è costituita da 200 ettari di macchia mediterranea, habitat naturale per molte specie vegetali, di particolare rilievo la presenza della retama, ginestra dai fiori bianchi comune in Africa.
La foce del fiume, con i suoi ambienti umidi e le sue dune dove cresce rigoglioso il giglio marino, è habitat ideale per diverse specie di uccelli migratori: l'airone cinerino, il cavaliere d’Italia, l ’avocetta, il fratino, il falco di palude e quello pellegrino.
A breve distanza una visita meritano le rovine dell’antica Eraclea Minoa, colonia greca di probabile epoca micenea (VI sec.), di cui resta l'imponente teatro che si affaccia sulla costa agrigentina tinta di verde, bianco e blu.

Monte Cammarata

Una passeggiata lungo le pendici del monte rivelerà una fitta vegetazione lecci e carrubbi ed un sottobosco con esemplari di camomilla e giaggioli, denti di leone, salvia e orchidee, in cui trovano riparo civette, picchi.

L'Azienda Foreste ha qui allestito alcune aree. Savochello-Monte Cammarata, una pineta con area attrezzata per i bambini, e quella di Buonanotte, all’interno di un bosco di pini, frassini, roverelle, cipressi e ornielli, dotata di un "centro-monta" per cavalli di razza.

La riserva del monte Cammarata, alto 1580 metri, a cavallo delle province di Agrigento e Palermo, è stata istituita per salvaguardare le numerose specie vegetali ed i falchi della vetta.

Monte San Calogero

L'area del monte, dalla cui cima si gode di una vista meravigliosa sul litorale agrigentino, possiede anche una rilevanza naturalistica legata alla flora ed alla fauna. Il monte, di natura calcarea, è colonizzato da una vegetazione fondamentalmente rupestre, mentre sulla sommità nei pressi del Santuario si è insediata una pineta.

In territorio del Comune di Sciacca, città delle terme, sul monte San Calogero, o Monte Kronio, la riserva si presenta come un sistema naturale ipogeo di grotte: Stufe di S. Calogero, Grotta di Lebbroso, Grotta di Mastro, Grotta Cucchiara e grotta Gallo.

Il complicato sistema di grotte comunicanti, che la mitologia non esita a ricondurre a Dedalo, è interessato da fenomeni termali particolari riconducibili ad un vulcanesimo secondario con vapori saturi di sali sulfurei, a temperatura intorno ai 40 gradi.

Valle del Sosio

La dolce valle del Sosio, sospesa fra le province di Agrigento e Palermo, costituisce un ecosistema ricco di falde acquifere naturali, dove si è creato - ed ora tutelato, dal 1997 con riserva naturale orientata - un habitat ideale per alcuni rari grandi rapaci quali l’aquila del Bonelli, il gheppio, il nibbio reale.

Nel tipico bosco di querci ed aceri, trovano riparo conigli e piccoli mammiferi, notevoli gli aspetti geologici e geopaleontologici , con presenze di rocce di tipo a calcari compatti, per questo sono facilmente reperibili durante l'escursione esempi di fauna e flora fossile.La valle Sosio ospita lecci, roverelle e boschidi conifere, è una delle ultime stazioni del gatto selvatico. Segnalata anche la presenza della martora, e tra i rettili, la vipera, ragion per cui durante l'escursione sarà bene essere prudenti.

Torre Salsa

A breve distanza dall’area archeologica di Eraclea, con il suo semiteatro ad affacciarsi sul mare, nel 1996 la Regione ha decretato la protezione e la tutela di quest'area per il suo eccezionale insieme di valori.

La "Riserva Naturale Orientata di Torre Salsa " si estende lungo un tratto di costa per 750 ettari, splendida ed incontaminata, e si affaccia sull'azzurro del mare Mediterraneo attraverso dune bianche e spiagge di sabbia finissima.

Sei chilometri di natura selvaggia sono tutto un succedersi di diversi ma affascinanti habitat: duna, falesia, zona umida, macchia mediterranea, colture tradizionali e, sul mare, la prateria di Poseidonia Oceanica.

L'elenco di fauna che è possibile incontrare è vario: l'istrice, corvi imperiali, rapaci; sulla spiaggia limicoli, trampolieri e uno stormo di gabbiani. Qui vivono ancora il falco pellegrino, il gheppio ed il nibbio. Le sabbie dorate, come a Lampedusa, invitano naturalmente le tartarughe della specie caretta caretta a deporre le proprie uova. Il fine del decreto istituivo della riserva, affidata al W.W.F., ente gestore, è quello di tutelare la costa e le zone retrostanti, che insieme costituiscono un ecosistema litorale di eccezionale unità paesaggistica.

Il terreno, nell’area della riserva, presenta una interessante stratificazione di gessi in forma cristallina. Il nome della riserva deriva dalla Torre che si ergeva sulla sommità di un piccolo promontorio d'argilla a dominare il mare e la spiaggia sottostante. La Torre, voluta da Camillo Camilliani nel sedicesimo secolo all'interno del circuito difensivo delle coste siciliane, corrispondeva ad ovest con la Torre di Capo Bianco e ad est con Torre Felice, rimanendo in vista con la Torre di Monterosso.

Monte Genuardo

Fra Giuliana, Sambuca e Contesse, nelle contrade del vino, lungo le dolci pendici dei Sicani, questa riserva naturale orientata, nata nel 1997, offre numerose attrattive per il visitatore. I
Presenti diversi esemplari di sorbi, peonia, aceri campestri, gli avvoltoi che dalle rocche più impervie non esitano ad intrufolarsi fra querce e conifere a caccia di roditori e animali di taglia più grossa.

Vi si trova anche un centro visite attrezzato con sentieri dedicati all’educazione.

Nella Riserva Naturale Monte Genuardo e Santa Maria del Bosco, sono regolamentate le attività antropiche, tra cui quelle agro-silvo-pastorali.

Maccalube

Nota per i vulcanetti di origine sedimentaria, la Riserva integrata è nata nel 1995 per tutelare un fenomeno geologico e per tutelare la gran varietà faunistica che trova qui giusto riparo. Si tratta di terreni argillosi solcati da valloni, percorsi periodicamente da acque derivanti da concentrate precipitazioni stagionali.

Dalla collina dei Vulcanelli sbucano una serie di vulcanelli di fango, alti intorno al metro, da cui fuoriesce metano. A volte i boati preannunciano l' espulsione di materiale argilloso misto a gas ed acqua scagliato a notevole altezza, e dovute alla pressione esercitata da ammassi di gas accumulatisi nel tempo, al di sotto della sua superficie.

Sant'Angelo Muxaro

Sulla riva sinistra del Platani, una serie di grotte di epoca micenea e dell’età del Bronzo si offrono agli occhi del visitatore. Ai piedi del colle di Sant’Angelo Muxaro, alto 400 metri, dove sorge l’omonimo centro abitato, dal tipico paesaggio carsico, si cela la grotta del principe, chiesa in epoca bizantina, in cui si dice abbia abitato anche Sant’Angelo, durante il suo periodo di ritiro.

La grotta riveste un notevole interesse per lo studio della circolazione idrica attuale e passata. La cavità sotterranea chiamata grotta ciavuli (= cornacchie) si articola in due rami, uno si raggiunge scendendo 10 metri scandito da cascatelle. Il secondo è fossile e costituisce la parte maggiormente conosciuta del sito tutelato. Nelle zone prossime alla riserva, lungo il corso di questo vallone, sono presenti anche altre cavità carsiche, che costituiscono il complesso denominato "Grotte dell’Acqua".

È possibile integrare la visita con itinerari che raggiungono la necropoli protostorica del Colle di Sant’Angelo, la necropoli delle Grotticelle, il Complesso delle Grotte dell’Acqua nel Vallone del Ponte e il Monte Castello, dove sono visibili i ruderi della fortezza saracena chiamata Mushar e varie altre testimonianze di vita umana che vanno dalla preistoria fino alla fine del 1400.